GIACINTO PLESCIA k#e abalgodelx



  1. k#e abalgodelx sostanza distinti: la materia comune o <<Sostanza estesa»
  2. Un altro problema è se uno di questi due tipi di sostanza possano
  3. influire sull'altro.
    Il punto essenziale è che si ritiene che la sostanza
  4. pensante non sia composta di materia, e che sia in grado di esistere indipendentemente da essa.

  5. La sostanza pensante
  6. dell'lA forte è la struttura logica di un algoritmo. Come ho appena osservato, la particolare materializzazione fisica di
    un algoritmo è qualcosa di assolutame n te indiffere n te .
    L ' algoritmo ha una qualche sorta di << esistenza>> smaterializzata
    che è del tutto distinta da una qualsiasi sua realizzazione in
    termini fisici. Quanto dobbiamo prendere sul serio questo
    tipo di esistenza è una questione su cui tornerò nel prossimo
    capitolo. Essa rientra nella questione generale della realtà
    platonica degli oggetti matematici astratti. Per il momento
    lascerò da parte questo problema generale e mi limiterò a
    osservare che i fautori dell ' lA forte sembrano considerare
    seriamente la realtà almeno degli algoritmi, nei quali riconoscono
    la << sostanza>> dei loro pensieri, dei loro sentimenti , della
    loro comprensione , delle loro percezioni coscienti . Searle vede
    una notevole ironia nel fatto che il punto di vista dell ' lA forte
    sembra spingere i suoi fautori a una forma di dualismo, che è
    proprio il punto di vista a cui i Emtori dell ' lA forte vorrebbero
    meno essere associati!
    Questo dilemma occhieggia dietro le quinte di un argomento
    proposto dallo stesso Douglas Hofstadter ( 1 98 1 ) , uno
    dei massimi promotori della concezione dell ' lA forte , in un
    dialogo intitolato Conversazione col cervello di Einstein. Hofstadter
    concepisce un libro, di proporzioni assurdamente mostruose ,
    che contenga una descrizione completa del cervello di Albert
    Einstein. Qualsiasi domanda si volesse rivolgere a Einstein
    trova una risposta, la stessa che avrebbe dato Einstein vivo,
    semplicemente sfogliando il libro, e seguendo con cura le istruzioni
    dettagliate che esso fornisce. E ovvio che la parola « semplicemente
    >> non è tanto esatta, come lo stesso Hofstadter ha
    cura di precisare . Ma la sua tesi è che in linea di prin cipio il libro
    è del tutto equivalente , nel senso operazionale di un test di
    Turing, a una versione ridicolmente rallentata del vero Einstein.
    Così , secondo le tesi dell ' lA forte , il libro penserebbe , sentirebbe
    , comprenderebbe, sarebbe consapevole , esattamente
    come se fosse lo stesso Einstein , ma vivendo forse a un ritmo
    mostruosamente rallentato ( cosicché per il l ibro-Einstein il
    mondo esterno sembrerebbe svolgersi a un ritmo ridicolmen t e
    accelerato) . D i fatto il libro , essendo semplicemente una particolare
    materializzazione dell ' algoritmo che costituisce lo
    4 '5
    <> ) che <> . I O Searle afferma che la distinzione tra
    la funzione dei cervelli umani ( che possono avere una mente )
    e quella d i computer elettronici (che, secondo la sua tesi, non
    possono averla) , in grado gli uni e gli altri di eseguire lo stesso
    algoritmo, risiede esclusivamente nella loro struttura materiale.
    Searle sostiene, ma per ragioni che non è in grado di
    spiegare , che gli oggetti biologici ( cervelli) possono avere
    <> e <> , che egli considera i caratteri
    definitori dell ' attività mentale, mentre quelli elettronici non
    possono averne. Non mi pare che questo fatto indichi di per sé
    la via di una teoria scientifica utile della mente . Che cosa c ' è di
    così speciale nei sistemi biologici, a parte forse il modo « storiCO>>
    in cui si sono evoluti (e il fatto che tali sistemi siamo noi) ,
    p e r farli c o n side rare u n a c ategoria a sé , c o m e gli ogge tti
    a cui è permesso di c o n seguire intenzional i tà o seman ti c a?
    Quest' affermazione mi sembra molto simile a un' asserzione
    dogmatica, forse addirittura non meno dogmatica di certe
    asserzioni dell' lA forte , come quella che la semplice esecuzione
    di un algoritmo potrebbe evocare uno stato di consapevolezza
    coscicn te !
    A mio giudizio Searle, e molti al tri, sono stati sviati dagli
    informatici, e questi, a loro volta, sono stati sviati dai fisici.
    (N o n è del resto colpa dei fisici: neppure loro sanno tutto ! ) Pare
    sia diffusa la convinzione che << ogni cosa è un computer digitale
    » . E mia intenzione, in questo libro , di cercare di mostrare
    perché, e forse come, non sia necessariamente così .
    4 7
    Hardware e software
    Nel gergo dell'infom1atica, si usa il termine hardware per indicare le
    strutture fisiche di 1m computer (circuiti stampati, transistor, fili,
    memoria magnetica ecc.) , compresa la specificazione completa del
    modo in cui tutto è collegato. Corrispondentemente, il termine
    software si riferisce ai vari programmi che possono essere fatti
    girare nel computer stesso . Fu una delle notevoli scoperte di
    Alan Turing che qualsiasi computer il cui hardware abbia
    conseguito un certo grado di complicazione e di flessibilità è
    equivalente a qualsiasi altra macchina analoga. Questa equivalenza
    va intesa nel senso che, per ogni coppia di computer A e
    B , ci sarebbe un elemento specifico di software che, se dato al
    computer A lo farebbe agire esattamente come se fosse il
    computer B; similmente , ci sarebbe un altro elemento di
    software che farebbe agire il computer B esattamente come il
    computer A. Uso qui la parola <> in riferimento
    all ' output reale dei computer per ogni input dato (inserito nel
    computer dopo l ' introduzione del software di conversione) e
    non al tempo che ogni computer impiegherebbe per produrre
    tale input. Sto concedendo inoltre che se l ' uno o l ' altro
    computer, in una fase di elaborazione , esaurisce la memoria
    per i suoi calcoli, possa far ricorso a una disponibilità esterna
    (in linea di principio illimitata) di carta bianca, che potrebbe
    assumere la forma di un supporto magnetico , nastri, dischi ,
    tamburi e c c . In realtà l a differenza n e l tempo impiegato dai
    computer A e B a eseguire un qualche compito potrebbe
    essere una cosa da prendere in seria considerazione. A potrebbe
    essere , per esempio , oltre mille volte più veloce di B nell' eseguire
    un particolare compito . Può accadere anche che, per gli
    stessi computer, ci sia un qualche altro compito per il quale B
    sia un migliaio di volte più veloce di A. Questi tempi potrebbero
    inoltre dipendere in misura grandissima dalle particolari scelte
    del software di conversione che viene usato . Questa è in grande
    misura una discussione «in linea di principio >> , in cui non ci si
    preoccupa realmente di particolari pratici, come per esempio
    realizzare i propri calcoli in un tempo ragionevole. Nella prossima
    sezione sarò più preciso sui concetti a cui si fa riferimento
    qui: i computer A e B sono esempi delle cosiddette macchine di
    Turing universali.
    In realtà, tutti i moderni computer di uso generale sono
    macchine di Turing universali. Tutti i computer di uso generale
    sono quindi equivalenti fra loro nel senso citato sopra: che le
    48
    differenze esistenti fra loro possono essere sussunte per intero
    nel software , purché non ci si preoccupi di differenze nella
    velocità di operazione risultante e di possibili limitazioni nelle
    dimensioni della meinoria. La tecnologia moderna ha permesso
    in effetti ai computer di operare così rapidamente e con
    memorie così vaste che, per la maggior parte degli scopi <>
    , nessuna di queste due considerazioni pratiche rappresenta
    realmente un limite serio a ciò che occorre normalmente
    , * cosicché questa effettiva equivalenza teorica fra computer
    può essere constatata anche al livello pratico. La tecnologia,
    a quanto pare , ha trasformato discussioni del tutto accademiche
    concernenti dispositivi di calcolo idealizzati in questioni
    che incidono direttamente sulla vita di noi tutti !
    A quanto riesco a capire , questa equivalenza fra dispositivi
    fisici di calcolo è uno tra i fattori più importanti che sono alla
    base della filosofia dell ' lA forte. L'hardware viene visto come
    relativamente privo di importanza ( o forse anche del tutto
    privo di importanza) , mentre unico ingrediente vitale viene
    considerato il software , cioè il programma, o l ' algoritmo . Mi
    pare però che ci sia anche qualche altro fattore importante ,
    proveniente più dal campo della fisica. Cercherò di dare qualche
    indicazione su quali sono questi fattori .
    Che cos ' è che dà a una particolare persona la sua identità
    individuale? Sono, in qualche misura, gli atomi stessi che compongono
    il suo corpo? La sua identità dipende dalla particolare
    scelta di elettroni, protoni e altre particelle che compongono
    quegli atomi? Ci sono almeno due ragioni per cui non può
    essere così . La prima è che nei materiali che compongono il
    corpo di qualsiasi persona viva c ' è un ricambio continuo . Ciò
    vale anche per le cellule nel cervello di una persona, nonostante
    il fatto che dopo la nascita non si producano più nuove cellule
    cerebrali . La grande maggioranza degli atomi in ogni cellula
    viva (fra cui le cellule cerebrali) – e, di fatto , l'intero materiale
    che costituisce il nostro corpo – è stata sostituita molte volte
    dopo la nascita.
    La seconda ragione deriva dalla fisica quantistica, e, per
    una strana ironia, è a rigore in contraddizione con la prima!
    S e c o n d o l a m e c c a n i c a quantistica ( c o m e vedre m o più
    dettagliatamente nel capitolo 6, p. 359) , due elettroni presi a
    piacere devono essere assolutamente identici, e lo stesso vale
    * Vedi però la discussione della teoria della complessità e dei problemi NP
    alla fine del capitolo 4.
    4 9
    per due protoni e per due particelle di un qualunque tipo
    particolare . Ciò non significa semplicemente che non è possibile
    distinguere due particelle dello stesso tipo una dall' altra:
    l ' affermazione significa parecchio di più. Se un elettrone nel
    cervello di una persona fosse scambiato con un elettrone di un
    mattone, lo stato del sistema sarebbe esattamente 1 1 lo stesso stato
    di prima, e non solo indistinguibile da esso ! Lo stesso vale per i
    protoni e per qualsiasi altro tipo di particella, e per interi
    atomi, molecole ecc. Se l ' intero contenuto materiale di una
    persona fosse scambiato con particelle corrispondenti presenti
    nei mattoni della sua casa, allora, in un senso forte, non
    sarebbe accaduto assolutamente nulla. Ciò che distingue una
    persona dalla sua casa è la configurazione secondo cui i suoi
    componenti sono disposti, e non la loro individualità.
    C ' è forse un analogo di questa situazione al livello quotidiano
    che è indipendente dalla meccanica quantistica, ma che
    mi è reso particolarmente manifesto , mentre sto scrivendo,
    dalla tecnologia elettronica che è alla base del funzionamento
    del mio word-processor. Se voglio cambiare una parola, per
    esempio se voglio cambiare <> in << cosa>> , posso farlo sostituendo
    semplicemente la prima <> con una <> , oppure
    posso decidere di ribattere l ' intera parola. Se adotto la seconda
    soluzione, la <> è la stessa di prima oppure l ' ho sostituita
    con una <> identica? E la << S>> ? Anche se sostituisco semplicemente
    la prima <> con una << O >> , anziché ribat??ere l'intera
    parola, c ' è un istante fra la sparizione della <> e l ' apparizione
    della <> in cui il vuoto fra la <> e la <> si chiude e c ' è
    (almeno qualche volta) un ' ondata d i risistemazione delle lettere
    della riga (e a volte di più righe ) , in conseguenza del ricalco lo
    della posizione di ogni lettera successiva ( compresa la seconda
    <> ) , cui segue un nuovo ricalcolo e spostamento di lettere
    dopo l ' inserzione della <> . (Oh, la bella economicità del
    calcolo senza mente in questi tempi moderni ! ) In ogni caso,
    tutte le le ttere che vedo dinanzi a me sullo schermo sono
    semplici vuoti nella traccia di un fascio elettronico che esplora
    l ' intero schermo sessanta volte al seçondo. Se prendo una
    lettera qualsiasi e la sostituisco con una lettera identica, dopo
    la sostituzione la situazione è la stessa o è semplicemente
    indistinguibile dalla situazione precedente? Tentare di adottare
    il secondo punto di vista ( cioè <> )
    come distinto dal primo ( cioè <> ) sembra stupido .
    Quanto meno, sembra ragionevole chiamare la situazione la
    stessa quando le lettere sono le stesse. E così è anche nel caso
    50
    della meccanica quantistica di particelle identiche. Sostituire
    una particella con una identica significa non aver modificato
    in nulla la situazione. Questa viene considerata in effetti la
    stessa situazione di prima. (Tuttavia, come vedremo nel capitolo
    6, la distinzione non è in realtà banale nel contesto della meccanica
    quantistica . )
    Le osservazioni precedenti circa i l continuo ricambio di
    atomi nel corpo di una persona furono fatte nel contesto della
    fisica classica, e non in quello della fisica quantistica. Le osservazioni
    furono formulate come se l ' individualità di ogni atomo
    fosse una nozione dotata di sen so. Di fatto, al livello di descrizione
    della fisica classica, possiamo considerare gli atomi come
    oggetti singoli, nel rispetto delle leggi fisi che e senza commettere
    gravi errori. Purché gli atomi siano ragionevolmente ben
    separati dai loro corrispondenti identici mentre si muovono, si
    può sostenere senza contraddizione che conservino la loro
    identità individuale poiché ogni atomo può essere seguito
    continuamente , cosicché si potrebbe considerare la possibilità
    di marcarli separatamente con etichette . Dal punto di vista
    della meccanica quan tistica potrebbe essere solo una comodità
    linguistica riferirsi all 'individualità degli atomi, ma al livello
    che abbiamo appena considerato non c ' è alcuna contraddizione
    ad assegnare a ciascuno di loro un ' individualità distinta.
    Accettiamo la nozione che l ' individualità di una persona
    non abbia niente a che fare con una qualsiasi presunta individualità
    dei suoi componenti materiali. Essa deve avere invece a
    che fare con la confìf.r:umzione, in un certo senso , di quei componenti:
    diciamo la configurazione nello spazio o nello spaziotem
    po. (Torneremo in seguito in modo più d ettagliato su
    questi argomenti.) Ma i fautori dell 'lA fo rte non si fe rmano
    qui. Se il con tenuto di informazione di tale configurazione
    potesse essere tradotto in un ' altra fo rma dalla quale fo sse
    po ssibile recuperare di nuovo la fo rma originaria, l'individu??lità
    della persona dovrebbe secondo loro restare intatta. E
    come nel caso delle sequenze di l ettere che ho appena battuto
    sulla tastiera e che ora vediamo sullo schermo del mio wordprocessar.
    Se le faccio uscire dallo schermo, esse rimangono
    codificate sotto forma dì certi minuscoli spostamenti di cariche
    elettriche , in una qualche configurazione che non assomiglia
    geometricamente in modo chiaro alle lettere che ho appena
    battuto. Eppure , posso farle tornare sullo schermo in qualsiasi
    istante , ed eccole qui , esattamente come se non avesse avuto
    luogo alcuna trasformazione . Se decido di registrare ciò che
    51
    ho appena scritto, posso trasferire l ' informazione delle sequenze
    di lettere in configurazioni di magnetizzazione su un
    dischetto che posso asportare , e poi, spegnendo il computer,
    neutralizzo tutti i minuscoli spostamenti di carica ( pertinenti) .
    Domani posso reintrodurre il dischetto, ristabilire i minuscoli
    spostamenti di cariche e visualizzare di nuovo sullo schermo le
    sequenze di lettere , come se nulla fosse accaduto. Per i fautori
    dell ' lA forte , è << chiaro>> che l ' individualità di una persona può
    essere trattata esattamente nello stesso modo. Come le sequenze
    di lettere sul mio schermo, così sosterrebbero i fautori dell ' lA
    forte, nulla si perderebbe dell ' individualità di una persona e
    in effetti non le succederebbe nulla – se la sua forma fisica
    dovesse essere tradotta in qualcosa di com pletamente diverso,
    per esempio in campi di magnetizzazione in un blocco di
    ferro. Essi sembrano sostenere addirittura che la consapevolezza
    cosciente della persona persisterebbe mentre l' <>
    della persona è in quest' altra forma. In questa concezione , la
    << consapevolezza di una persona>> dev'essere considerata alla
    stregua di un elemento di software , e la sua particolare manifestazione
    come essere umano materiale dev'essere considerata
    l 'operazione di questo software per opera dell ' hardware del
    suo cervello e del suo corpo.
    Pare che la ragione di queste asserzioni vada vista nel fatto
    che, qualsiasi forma materiale assuma l ' hardware – per esempio
    un qualche dispositivo elettronico – si potrebbero sempre
    rivolgere domande al software ( alla maniera di un test di
    Turing) e, supponendo che l ' hardware si comportasse in modo
    soddisfacente nell' elaborare le risposte a queste domande, le
    risposte sarebbero identiche a quelle che la persona darebbe
    nel suo stato normale . ( << Come si sente questa mattina? >> <> <> <> <> << Certo ! >> )
    Un 'idea che viene spesso discussa i n questo contesto è la
    macchina del teletrasporto della fantascienza. l2 Essa viene intesa
    come un mezzo di << trasporto >> , per esempio da un pianeta a
    un altro, ma si discute se lo sia veramente . Anziché essere
    trasportato fisicamente nel modo <> da un ' astronave ,
    il presunto viaggiatore viene analizzato da capo a piedi e la
    macchina procede a registrare in modo minuzioso la posizione
    accurata e la completa specificazione di ogni atomo e di ogni
    52
    elettrone del suo corpo. Tutta questa informazione viene poi
    trasmessa ( alla velocità della luce ) , per mezzo di un segnale
    elettromagnetico, alla sua destinazione su un pianeta lontano.
    Qui l ' informazione viene captata e usata come un elenco di
    istruzioni per comporre un esatto duplicato del viaggiatore ,
    con tutti i suoi ricordi, le sue intenzioni, le sue speranze e i
    suoi sentimenti più profondi. Questo , almeno , è ciò che ci si
    attende; ogni particolare dello stato del suo cervello è stato
    infatti fedelmente registrato, trasmesso e ricostruito . Supponendo
    che il meccanismo abbia funzionato a dovere , l ' originale
    del viaggiatore può essere distrutto << senza pericolo>> . La domanda
    che ci si pone è, ovviamente : questo è realmente un
    metodo per viaggiare da un luogo a un altro o è semplicemente
    la costruzione di un duplicato, con uccisione dell 'originale?
    Tu saresti pronto a usare questo metodo di <> , supponendo
    che il metodo fosse risultato completamente affidabile ,
    entro i suoi termini di riferimento? Se il teletrasporto non è un
    modo di viaggiare , che differenza c ' è in linea di principio fra
    usare questo metodo e camminare semplicemente da una
    stanza all ' altra? In quest'ultimo caso non è che quelli che sono
    i nostri atomi in un istante dato stiano semplicemente fornendo
    le informazioni per le posizioni che gli atomi dovranno
    assumere nell' istante successivo? Abbiamo visto, dopo tutto,
    che non c ' è alcun significato nella conservazione dell ' identità
    di un particolare atomo. Il problema dell' identità di un qualsiasi
    atomo particolare non ha neppure un senso. Ogni configurazione
    di atomi in movimento non costituisce semplicemente
    una sorta di onda di informazione che si propaga da un luogo
    a un altro? Dov'è la differenza essenziale fra la propagazione
    di onde che descrive il nostro viaggiatore nell'atto di camminare
    tranquillamente da una stanza all ' altra e quella che si verifica
    nel dispositivo di teletrasporto?
    Supponiamo che il teletrasporto <> davvero, nel
    senso che la « consapevolezza>> del viaggiatore venga completamente
    riattivata nella copia di se stesso sul pianeta lontano
    ( ammettendo che questo problema abbia un significato genuino
    ) . Che cosa accadrebbe se l' originale del viaggiatore non
    fosse distrutto , come richiedono le regole di questo gioco? La
    sua « consapevolezza>> si troverebbe contemporaneamente in
    due luoghi? ( Cerca di immaginare che cosa risponderesti se ti
    dicessero: << Oh, caro , il farmaco che ti abbiamo dato prima di
    metterti nel teletrasporto ha smesso di fare effetto prima del
    previsto? Peccato, ma non importa. Ti farà piacere , in ogni
    5 “3
    modo, sapere che l 'altro tu – ehm, voglio dire il vero tu – è
    arrivato sano e salvo su Venere , cosicché noi possiamo, ehm,
    eliminarti qui, ehm, voglio dire eliminare qui la tua copia
    ridondante. Ovviamente sarà una cosa del tutto indolore>> . ) La
    situazione ha in sé qualcosa di paradossale. Nelle leggi della
    fisica c ' è qualcosa che potrebbe rendere il teletrasporto impossibile
    in linea di principio? O forse non c ' è niente in linea di
    principio contro la trasmissione di una persona, e della coscienza
    di una persona, con tali mezzi, tranne il fatto che il
    processo di <> comporterebbe inevitabilmente la distruzione
    dell' originale? La conservazione di due copie vitali
    potrebbe essere dunque ciò che è impossibile in linea di principio?
    Io credo che, nonostante la natura stravagante di queste
    considerazioni, se ne potrebbe forse derivare un qualche significato
    sulla natura fisica della coscienza e dell' individualità.
    Io credo che le considerazioni presentate forniscano un ' indicazion
    e , la quale suggerisce un certo ruolo essenziale per la
    meccanica quantistica nella comprensione dei fenomeni mentali.
    Ma sto precorrendo i tempi. Dovremo tornare su questi argo­
    menti dopo avere esaminato la struttura della teoria quantistica
    nel capitolo 6 (cfr. p. 346) .
    Vediamo ora che cosa potrebbe comportare il punto di
    vista dell' lA forte rispetto alla questione del tele trasporto. Supporremo
    che da qualche parte nello spazio, fra due pianeti, ci
    sia una stazione relè dove l ' informazione venga temporaneamente
    accumulata prima di essere ritrasmessa alla sua destinazione
    finale. Per comodità, quest' informazione non viene memorizzata
    in forma umana, bensì in qualche dispositivo magnetico
    o elettronico. In associazione con questo dispositivo
    sarebbe presente la <> del viaggiatore? I fautori
    dell' lA forte vorrebbero farci credere che debba essere così.
    Dopo tutto, dicono , a ogni domanda che potessimo decidere
    di fare al viaggiatore potrebbe rispondere in linea di principio
    il dispositivo, essendo sufficiente allo scopo attivare <> una simulazione dell' attività appropriata del suo cervello.
    Il dispositivo conterrebbe tutte le informazioni necessarie
    ; e il resto sarebbe solo un fatto di elaborazione. Poiché il
    dispositivo risponderebbe alle domande esattamente come se
    fosse il viaggiatore , allora ( secondo il test di Turing! ) sarebbe il
    viaggiatore. Si torna così alla tesi dell' lA forte che in relazione
    ai fenomeni mentali non ha importanza l'hardware reale.
    Questa tesi mi se:t;nbra ingiustificata. Essa si fonda sull' assunto
    che il cervello ( o la mente) sia, in effetti, un computer digitale.
    54
    Essa suppone che , quando si pensa, non si faccia ricorso a
    nessun fenomeno fisico specifico che possa richiedere la particolare
    struttura fisica (biologica, chimica) che i cervelli realmente
    hanno.
    Senza dubbio i fautori dell ' lA forte sosterrebbero che
    l ' unico assunto che si fa realmente è che degli effetti di qualsiasi
    fenomeno fisico a cui si debba far ricorso si possono sempre
    elaborare modelli esatti per mezzo del computer digitale. Sono
    abbastanza sicuro che la maggior parte dei fisici considererebbe
    questo assunto del tutto naturale sulla base della nostra
    comprensione fisica attuale . Io presen terò le ragioni per il mio
    atteggiamento contrario in capitoli successivi ( dove dovrò anche
    preparare la via a spiegare perché credo che ci sia qualche
    assunto apprezzabile da fare in proposito ) . Per il momento
    accettiamo quest' opinione ( condivisa dai più) che tutti gli
    aspe tti fisici pertinenti possano sempre essere rappresentati fedelmente
    in modelli elaborati da computer digitali. L ' unico
    assunto reale ( prescindendo da questioni di tempo, e di spazio
    di calcolo) è allora quello <> , che se qualcosa
    opera per intero come un 'entità coscientemente consapevole ,
    allora si deve anche sostenere che esso <> di essere una
    tale entità.
    La concezione dell ' lA forte ritiene che, trattandosi <>
    di hardware, qualsiasi fisica a cui si faccia realmente riferimento
    nel funzionamento del cervello possa essere necessariamente
    simulata dall ' in troduzione di un software di conversione
    appropriato . Se accettiamo il punto di vista operazionale, la
    questione poggia sull' equivalenza delle macchine di Turing
    universali e sul fatto che qualsiasi algoritmo può , di fatto ,
    essere eseguito da una tale macchina, come pure sull' assunto
    che il cervelto agisce secondo una qualche sorta di azione
    algoritmica. E venuto per me il momento di dichiararmi più
    esplicitamente su questi concetti interessanti e importanti.
    2
    ALGORITMI E MACCHINE DI TURING
    Lo sfondo del concetto di algoritmo
    Che cosa sono precisamente un algoritmo, o una macchina di
    Turing, o una macchina di Turing universale? Perché mai questi
    concetti dovrebbero essere così centrali per la concezione moderna
    di ciò che potrebbe costituire una <>? Ci
    sono limitazioni assolute ai risultati che potrebbero essere conseguiti
    in linea di principio da un algoritmo? Per rispondere in
    modo adeguato a queste domande, dobbiamo esaminare
    dettagliatamente l'idea di un algoritmo e delle macchine di Turing.
    Nelle varie discussioni che seguono, dovrò servirmi talvolta di
    espressioni matematiche. Mi rendo conto che qualche lettore
    potrebbe esserne scoraggiato, o addirittura intimidito. Se tu sei
    uno di questi lettori, chiedo la tua indulgenza e ti raccomando di
    seguire il consiglio che ho dato nella Nota per il lettore a p. I l . Le
    argomentazioni presentate qui non richiedono una conoscenza
    della matematica al di là del livello della scuola elementare, ma
    per seguirle nei particolari occorre una seria riflessione. In effetti
    la maggior parte delle descrizioni sono del tutto esplicite, ed è
    possibile ottenerne una buona comprensione se si segue il ragionamento
    nei particolari. Ma è possibile ricavarne molto anche se
    ci si limita a una semplice scorsa per cogliere il senso generale
    degli argomenti. Ma devo chiederti venia anche se sei un esperto.
    Penso che anche nel tuo caso varrebbe la pena di leggere con
    attenzione ciò che ho da dire, poiché potrebbe esserci qualcosa in
    grado di suscitare il tuo interesse.
    La parola << algoritmo» deriva dal nome del mate matico persiano
    del IX secolo Abu Gia'h1r Muh;munad ibn M usa al-Khwamzrni,
    autore , attorno all 'H25 d.C. di un influente testo matematico ,
    intitolato Kitab al-Giafrr wa 'l-muqabalah. Dalla forma latina medievale
    del suo nome , A lwwi srnus, de rivò (attrave rso la fo rma
    algorilhmus, lòrsc per una contam inazione con la parola <> ) la parola moderna algoritmo. (V al la pena di notare anche
    che dall'espressione araba al-giabr [trasporto] , che compare nel
    titolo della sua opera più importante, deriva il vocabolo <> . )
    Esempi d i algoritmi furono noti peraltro già molto tempo
    prima del libro di al-Khwarazmi. Uno dei più familiari, risalenti al
    tempo dell'antica Grecia (circa 300 a.C. ) , è il procedimento noto
    oggi come algoritmo euclideo, usato per trovare il massimo comun
    divisore di due numeri interi. Vediamo come funziona. Sarà utile
    avere in mente una coppia specifica di numeri, per esempio 1 365
    e 3654. Il massimo comun divisore è il massimo numero intero
    che divide esattamente (senza resto) ognuno di questi due numeri.

Commenti

Post più popolari