GIACINTO PLESCIA È LA STORIA DELL'ONTOPOLOGIA DELL'EVENTUX on New Post — Write.as

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È La storia dell'ontopologia dell’Eventux. L’Evento dell’Essere«è del nulla?»Abdux ontologico Dell’Essere ontostoria dell’Essere. EsserEvEnt’Essere dell’Essere là Oltre la "gravità MÈTAfisicA-del-tramonto-tramonto-della-metafisica"essente""Essere in sé’’ L’eveNtö. EveNtö Che superametafisica.


L’EveNtöntostoria dell’essere poetante pensantE’eventualità«oltre»La metafisica È ontoRadüra interevent
"gettatezza"vi è’in«s黫nulla»im-pensato.

L’EveNtöntophysix è al di là della«metafisica». Crea ontostoria dell’Essere l’EsserEveNtöntostoria nella storia dell’Essere
dell’ontostoria dell’Essere d’EveNtö.
L’’ EveNtö è esserEveNtöntostoria al di là della metafisica. I «Quaderni DI Heidegger». Über-legungen An-merkun-gen rap-so-dikx Vigiliae Notturno
Winke (Cenni)Vorläufiges (Provvisorio) Megiston
Grundworte (Parole fondamentali)è già là l’EveNtöntostoria dell’Essere già’abissalEveNtö della storia dell’EvENtö
EVENtö–Story dei quaderni di Heidegger.
I Quaderni Di Heidegger ontopologia in sé«è EVENtö» D’EVENtöntotempora MetaEVENtö è EVENtöStòry È in Sé dà EVENtöntostoria là È già là.

È già EVENtöntotempora là ultimoEVENTö è già d’"intereventux"D’eventontotempora È EVENtö interEVENTö È"EsserEVENTöntotempora in «sé»già là EsserEVENTöntotempora oltre
la metafiSica’’. «EVENTö–dell’essere»là ultimità EsserEVENTöntotemporapsodyx È Al di là Del "soggetto" metafisico’ultimo l’arché È da EsserEVENTöntotempora EVENTöntopologia
di Heidegger nei Quaderni già da EsserEVENTöntempora là è EsserEVENTöntemporA già da temporapsodyx Anziché il nulla della metafisica–verità della filosofia" Al di là della Ragione"MetafiSicA’ in sé della filosofia. L’"EVENTö"in Sé l’"è là" È Là L’EVENTö già RaduRità
È EVENTöntemprA per la verità ontostorica EVENTöntoverità«in sé"già a fine tempOra".
La Radurapsodyx«EVENTö»»»»»»»»»del
nulla è««««««L’EVENTö sEnza perché Null’è»»»»»
che si sottrae in sé è l’È
L’EVENTö spazioNtotempora "È l’EVENTö"nell'ontostoria senzaPerché la radura""»nulla si fonda Raduranziché:rapsodikx anziché Già"È’Evento Già Là"L’ è senzaperché nell’’essereventux"paradox’EVENTö" fenoumenL’EVENTö senzaPerché KataL’EVENTöNtopologic’’EVENTöntostoria.
MetaL’EVENTöntostoria eventuxremotontostoria in sé crea là senzaPerché là oltre La mEtafisica. L’EVENTö d’essere nella ontostoria del
mondO interL’EVENTö seNzaperché’ultimo già ontostoria dell’«’L’EVENTö». Inter’evento d’Essersi già «’L’EVENTö» di esserci»Kat’«’EVENTö» Kata«’EVENTö»»c’è là Kata’EVENTö È Kata’EVENTöntoStorico di essern’EVENTö al di là dellla metafisicA paradigm’EVENTö"rapsody. Katarapsodyx giacché già essere rapsodyx ontotemporapsodyx Metarapsody ontostoria Katarapsody oltre la metafisica è «ontotempoRaPSodyx Katarapsodyx senzaperché«Meta’EVENTö»«L’ EVENTö è c’è senzaperché c’è Kata’EVENTö»’ultimo«’EVENTö». Al di Là «Crea»C’è ontopologia già per nulla senzaperché l’esser’EVENTö«rapsodia risonanza»oltre la metafisica o della metafisica
della ragione pura ontoteologia’Aldilà della metafisica della Ragione della storia Fenoumenologica.
D’’EVENTö la Fenoumenologia è ontostoria dello Spaziontotempora esser’EVENTö in sé per sé da sé al di là di sé in sé dell’essere Al di Là nell’’EVENTö senzaperché ontotempora sublim’EVENTö della ontostoria
dell’esser’EVENTö«senzaPercHé». Perché d’essere ontotempora Già’ "EVENTö" in sé vi è da sé già "EVENTö"«senzaperché» In sé È fenoumenontostorica dell’essere da sé Dà "EVENTöntostoria». È in Sé esserci d’"EVENTö"FenoumenaKata"EVENTö" nullità è già È dà ontopologicità
nulla È in sé"essere-in-sé-"EVENTö"essere-nulla»Kata"EVENTö"»«spaziontotempora vuoto». Vuoto"EVENTö"È esserci-vuoto spaziontotempora vuotonulla
nulla in sé dà spaziontotempora poiesix sublim"EVENTöntostoria«È in sé»dà da sé«sublim"EVENTö"»oltre la«metafisica»«senzapercHé»Dà essercì "EVENTöntopologia della ontostoria dell’essere.
Perché l’essere’è "EVENTöntologia l’esserne è sublim"EVENTö" ontoevento dell’Essere Già esserne in sé spaziontotempora distruzione della ragione metafisicA Kata"EVENTö" Meta"EVENTö"’inter"EVENTö"al di là della "Metafisica"
Al di là è l'"EVENTö"che dà spazioNtotemporA Nulla"Nulla senzaperché già ontostoria oLtre la metafisica nihil"EVENTö" dopo la morte di Dio–
«Dio è morto…o ucciso» –ucciso o creato. È ontoStoria sublime dell’«"EVENTö"» È Meta"EVENTö"creator"EVENTö"
"""è creatric"EVENTö"anziché NullA"NiHil"EVENTö"senzaperché ontostoria. Crea NIhil’"EVENTö"Al di là della ragione "EVENTö"d’essere In sé già pensant«"EVENTö"»




d’"EVENTö"è già in sé’eccedenza esser"EVENTö""che dà"ontostoria"seNzaPerché è in sé««eventità»»: –c’è eventoRadurapsody«"EVENTö"»»»»nella ontostoria senzaPerché ontotempoRaduRa È senzaPerChé è fenoumenà«"EVENTö"»»»oltre«la»fenoumETafisica». L’"EVENTö"gettanza»»Meta"EVENTö" Là nella ontostoria dell’"EVENTö"spaziontoteMpora già Radurapsodyx già in sé È già"EVENTö"Creativontotempora Kata"EVENTö"esservi d’"EVENTö"della ontostoria dell’"EVENTö"tranxsonanza della ontostoria dell’essere l’esser"EVENTö" dell’essere Già di per sé nella ontostoria dell’"EVENTöntotempora ontopologicontotempora-essere dell’"EVENTöntostorico Meta"EVENTö" senzaperCHé’ultim"EVENTö"Perché L’’essere è"EVENTö"Dea senza«Perché della creatività In sé È là–«in sé».




Là creatività È "EVENTö"–crear"EVENTö"è perché senzaperché’al di là Nulla Radura nella ontostoria È Da ultim"EVENTö"essere L’"EVENTö"meta"EVENTö"Già«Dà crea»spazial"EVENTö"spaziontotempora RaduRa oltre la metafisica È già "EVENTö"dell’Essere dell’Esserne è ontostoria dell’EssereDall’eventontotempora è’"EVENTöntologia Essereontotempora’esserci




pensiero dell’esserevento«si dà». L’Essere è Kata"EVENTö"




È Dasein l’esserci EssereontoTempora l’esserci è l’"EVENTö"dell’esserci "EVENTö" dell’esserci essere




dell’essere-per-la-fine? Dell’esserci?




Dell’esserci gettanza? È’esserci ontostoricità ontostoria dell’Essere ontostoria dell’Essernè La storia dell’Essere è l’evento dell’Essere che si dà ontostoria dell’esser"EVENTöntologia è la




fondazione’ontologica è la distruzione della metafisica.




L’"EVENTö"




dell’Essere dell’Esserne la catastrofe della metafisica’oblio dell’Essere lì l’Essere si ritrae è nihilx della fine ultima della metafisica. È "EVENTö"dell’Essere è «nulla–dell’Essere»lì inter"EVENTö"Dall’evento Crea Lì aleggia Lì oltre la metafisicaonteologica.




Già "EVENTöntotemporapSodyx C’è è C’è senzaperché al di là è "EVENTö"dell’essereLì al di là Lì In Sé Radurapsodìx Là è "EVENTöntopologico dell’essere là oltre la metafisicà è già C’è Rapsodyx È già"là" creatric"EVENTö"Lì della radurità senza–perché In sé "EVENTö"dell’essere dall’esserne è destinaza"Rapsodyx"«là» È nel vuoto lì Al di là della metafisica mondana. ONtoSToRiA là dell’Essere già in "EVENTöntotEmpora Crea l’esser"EVENTö" è oltre la metafisica ’essercilà oltre l’ente l’esserci è senzaperché "EVENTö"dell’essere oltre la metafisica filosofica da Platone a




Nietzsche è metafisica"oltre"è l’esser"EVENTöntologicontostoria dell’Essere




è oltre la storia della metafisica.




Nell’esserne "EVENTöntologico dell’Essere’abissal"EVENTöntotempora ontopologicontostoria




dell’Essere è già’Essere dal nulla già in sé. La metafisica è




la razionalità vuota del pensiero calcolante è la metafisica quel pensiero




calcolante lì vi si è




insediata




metafisica ultimità dell’ente. L’abissal"EVENTö"dell’’Essere È ontostoria dell’Essere Rapsodyx senzaperché dal nulla l’Esser"EVENTö"»dell’Essere radurabissal"EVENTö"dall’Esser"EVENTö"della physix dall’Essere ontostoria che mondeggia ontostoria dell’Esser"EVENTö"




della ontostoria dell’Essere Già la




fine della metafisica.




L’"EVENTö"ontostoria mondeggia abissal"EVENTö" nel nulla del nihilx dell’Essere là’esserci È iN sé ontostoria dell’esser"EVENTö" l’oltremetafisica Senzaperché della ontostoria che mondeggia ontotempora–metastabilità dell’Essere




lì c’è spaziontopolOgia ontostoricità dell’esser"EVENTö"dell’essere Katà"EVENTö"Già esserci ontostoria dell’essere già "EVENTö"dall’Essere ontostoricità è l’Esserne della ontostoria dell’Essere Là ontologica è l’Esserci dello spaziontotempora dell’Essere In sé è l’EssernE paradigma dell’esser"EVENTö""c’è nulla




senzaPerché ««Già dell’Essere già"EVENTö"». Già ontostoria-ontologica della RadurApsody––è esserci L’ontostoricoNtOtempora pensa l’Essere al di là quale ontostorico "EVENTö" senzaPErCHé già ontomodern-dell’essere già L’"EVENTö"della creatività In"Sé»»eventontosofiax senzaperché"Nullaratiousiax già dall’"EVENTö"»là ontotempora dell’essere––là pensant"EVENTö" dall’esserne»abissal"EVENTö"dell’esserci’"EVENTö"dell’essere–«vuoto in Sé»tramonto della metafisica. Meta"EVENTö"Perché«pensiero»tramonto dalla metafisica È pensiero dall’esser"EVENTö"«pensierontotempora» Senzaperché è l’’«essereontostorico»là: è là RadurApsodyx spaziontoteporadell’essere––– «ontostorico»già"Essere"nihilx Radurapsodyx dell’essere già«là»l’evento d’exstasyx




Al di là




L’"È"–EreigniStory tramontanza-della-metafisica È eventramontanza della metafisica’ultima. Già Esserontotempora del tramonto metafisico È’esserci già "EVENTö"dell’essereventramontanza della metafisica-ontoteologiCa–già«al di là»della«metafisica» crea dal




nulla«rapsodyx» È senzaperché là già aleggia radura dell’essere dal nulla dell’esser"EVENTöntoTempora "EVENTraMontanza della metafisica vi è sènzaperché dal nulla TraMontanza dellla metafisica è phýsix"EVENTraMontanza poíesix"EVENTraMontanza nel «pensiero della creazione». L’"EVENTraMontanza crea crea-"EVENTraMontanza della metafisica crea il crear’Esser"EVENTraMontanza della Metafisica ontophýsix è "EVENTraMontanza della metafisica Esser"EVENTraMontanza Della metafisica si dà dal nulla è senzaperché là è senza fondamento senzaperché




l’Esser"EVENTraMontanza della Metafisica è "EVENTraMontanza della metafisica della




makinaouxiax è ontostoria ""EVENTO"dell’Essere–– è L’""EVENTO"dell’Essere È là vuoto senzaperché ""EVENTOntologicontostoria dell’Essere già è «già abissaL""EVENTO"creativo dell’Essere senzaPerché "EVENTO"dell’Essere«là»ontostorico l’evento dell’al di là«è in sé»là è abissal"EVENTO"vuotonullo spaziontotempora dell’essere là già È si dà senzaPerché dall’evento dell’Essere RadUrapsoDyx È Radura già Là Radurapsodia dell’essere’ontoStoria"Senzaperché tramontanza della metafisica del nulla. Là è nulla«Dall’"EVENTO"Là dall’’esser"EVENTO"della ontostoria al di là della Metafisica" già Là’Essere Oltresser"EVENTO"–senzaperché già Senza la verità–MeTafiSica crea«ontostoria–dal nulla senzaPerché RadURa dell’Esser"EVENTramOntanza della metafisicabissale». Radura dell’essere È StringAbixalex Deabixalex". È si dà evento dell’essere KaosmosAbixalex metafisica’ideabixale«dell’esserci» (Adel des Daseins).207 Come il popolo non si




riduce al corpo del popolo, ai legami di carne e sangue,




così l’esserci non si limita alla «gettatezza», alla Geworfenheit.




Heidegger si richiama esplicitamente a Essere e




tempo per mettere in chiaro che «razza» è una «condizione




dell’esserci storico» che non può tuttavia assurgere




a «incondizionato».208 Si dimentica altrimenti che l’esserci,




se è gettato nella sua fatticità storica, è pur sempre




libero, è progetto gettato, Entwurf.




Se il sangue non può essere condizione sufficiente, né




tanto meno divenire l’incondizionato, è però «condizione




». Così Heidegger, già nell’inverno del 1933-34,




può dire: «sangue e suolo [Blut und Boden] sono potenti e




necessari, ma non sono la condizione sufficiente per l’esserci




di un popolo».209 E qualche mese più tardi aggiunge:




Anche il sangue e il lignaggio possono infatti determinare nell’essenza




l’uomo, solo se sono determinati da tonalità emotive, mai per




sé soli. La voce del sangue [Stimme des Blutes] proviene dalla tonalità




emotiva [Grundstimmung] che fonda l’uomo.210




Il «torbido biologismo», che Heidegger rimprovera al




«nazionalsocialismo volgare», quello di cronisti e opinionisti




che non lesinano «uno stupido richiamo al Mein




Kampf di Hitler» è una sorta di «materialismo etico».211




Sta però solo qui il limite dei dottrinari del Reich e del




loro Übermensch, del loro «superuomo»; rispondono




all’ebraismo sullo stesso piano, e dunque in una vana rincorsa.




212 Per il resto, Heidegger ne condivide più di un




mito spostando l’argomento sul piano ontologico. Il che




non vuol dire ridimensionare la «questione», ma al contrario




approfondirla e aggravarla.




la questione dell’essere e la questione ebraica 139




15. Metafisica del sangue




Chi è ebreo? Come definire l’ebreo? La sua "essenza"




non rischia di eccedere ogni definizione? L’accerchiamento,




anche quello concettuale, non riesce a tracciare




limiti precisi.




È questo il problema che nello stato nazista viene affidato




alla burocrazia, quel potere oscuro degli uffici, che




non per caso sarebbe stato direttamente responsabile dello




sterminio. Nell’ostacolo della definizione si erano già




scontrati i propagandisti di fine ottocento, da Marr fino a




Dühring e a Fritsch i quali, malgrado tutto, non giunsero




mai a identificare l’"ebreo", l’oggetto della loro ossessione,




pur lanciando moniti e anatemi contro il pericolo




rappresentato dal "sangue ebraico". Il male – dicevano – è




nella razza.213 Ma come definire la razza? Non è forse un




«arcano» – come ammette qualche anno dopo Schmitt?214




Il problema, complicato dall’esistenza del Mischling, il




sangue-misto, il mezzo-ebreo che, non solo imbastardisce,




rende impuro il "sangue ariano", ma impedisce di




erigere barriere efficaci a protezione del "corpo tedesco",




diventa urgente quando si passa alle misure antiebraiche




e ai provvedimenti di esclusione. I documenti parlano di




un disaccordo fra i legislatori nazisti sulle nozioni di razza




e di allogeneità. E mentre si fa strada la concezione essenzialistica,




sostenuta dagli antisemiti radicali della nsdap,




per cui basterebbe una goccia di sangue ebraico per fare




di un tedesco un bastardo, il confine si sposta sempre più




fino a comprendere anche i mezzo-ebrei. Ma nonostante




tutta la retorica, la legislazione nazista non giunge a una




definizione biologico-razziale di "ebreo". Le leggi di




Norimberga per «la protezione del sangue tedesco»




restano incomplete. Il che crea imbarazzo fra gli scienziati




della razza e gli eugenisti, da Eugen Fischer a Ottmar




von Verschuer che, pur lodando opportunistica-




140 capitolo terzo




mente la legislazione, sono consapevoli di non fornire




alcuno strumento per classificare i cittadini ebrei, dato




che non esiste alcuna "razza ebraica".




Il paradosso è questo: da una parte si dice che può




appartenere al popolo tedesco, ed essere concittadino, solo




chi ha sangue tedesco, senza considerare la confessione




religiosa – per cui un ebreo, convertito al cristianesimo,




resta ebreo e non può appartenere al popolo tedesco; dall’altra




parte si dice che «non-ariani» sono le persone che




discendono da ebrei, dove con «ebrei» si devono intendere




coloro che appartengono alla religione ebraica.215 Al




contrario di quel che si crede, le leggi di Norimberga non




sono basate su criteri "scientifici" e, solo per fini propagandistici,




sono state dette "leggi razziali", dato che le fantasie




razziste non hanno mai trovato riscontro empirico e




hanno dovuto perciò far ricorso alla teologia.




D’altronde, in che cosa il sangue ebraico dovrebbe




essere diverso dal sangue tedesco? E soprattutto: perché




mai il sangue dovrebbe stabilire l’identità? La domanda è




filosofica.




Si può mutare modo di vestire e usanze, si può acquisire




una cultura diversa, imparare un’altra lingua, si può




perfino cambiare fede – ma il sangue resta. È l’essenza in




cui si cela l’identità. Nell’ossessione di definire l’Ebreo,




come se fosse data un’essenza ebraica immutabile – si




cerca di trovare risposta in quell’elemento, interno e interiore,




che non può venire esteriormente dissimulato, né




contraffatto.




L’acqua non può lavare il sangue – neppure quella della




fonte battesimale. Maestri nel mimetizzarsi, nel mentire,




nel fingere di essere quello che non sono, abili nel rendersi




simili, velando e occultando la propria identità, gli ebrei




non possono sfuggire al sangue e alla prova del sangue.




Così la Spagna, dopo i battesimi forzati, aveva dovuto




chiudere le porte della fratellanza universale, con la Sentencia




Estatuto, stipulata a Toledo nel 1449, con cui si




la questione dell’essere e la questione ebraica 141




introduceva la limpieza de sangre per distinguere i cristianos




viejos, "cristiani di pura origine cristiana", dai cristianos




nuevos, quegli ebrei che, pur battezzati, restavano,




per via del sangue, invariabilmente ebrei. Ma il rimprovero




mosso agli ebrei non era forse di non riconoscere in




Gesù il Messia? Se dunque lo riconoscevano, diventando




"credenti in Cristo", non era teologicamente aberrante




discriminarli sulla base del sangue? Non era contrario agli




insegnamenti di quel rabbi di Nazareth, che a sua volta




veniva dal popolo di Israele? Eppure la Spagna, dopo aver




promosso per secoli l’assimilazione degli ebrei, con la persuasione




e, più spesso, con la violenza, alle soglie della




modernità riversò sui conversos il proprio risentimento, la




frustrazione per un’identità che non aveva. Sebbene si




spacciassero per cristiani, quei marrani avevano continuato




a giudaizzare; mentivano, erano voltagabbana, e




soprattutto avevano mantenuto inalterati i tratti ebraici,




l’astuzia, l’avidità, la vendetta. La loro essenza malvagia




si conservava nel sangue a cui nessuna conversione aveva




potuto porre riparo. E il sangue avrebbe rappresentato la




barriera invalicabile per tenere a freno la loro ambizione,




per impedire la loro intrusione. La purezza di sangue,




senza contaminazione ebraica, diventò ben più importante




della purezza di fede. E il criterio per essere veri




spagnoli fu la limpieza de sangre de tiempo inmemorial, la




purezza di sangue da tempo immemorabile.




Non è difficile riconoscere le «affinità fenomenologiche




» che Yerushalmi ha indicato fra la Spagna di allora e




la Germania dell’ottocento e del novecento, che vanno




tuttavia lette sullo sfondo di un continuum storico.216




Analogo è il processo di assimilazione e analoga la reazione




di un antisemitismo che mostra la sua contiguità




con l’antigiudaismo. Questo decisivo nesso storico è realizzato




in entrambi i casi da una teologia politica che mira




a sconfiggere il nemico interno. Ne è un esempio eloquente




l’uso politico della teologia nell’Inquisizione.




142 capitolo terzo




Da questo punto di vista dovrebbe essere indagato,




nella sua inquietante complessità, il fenomeno, finora trascurato,




delle molte conversioni di filosofi e filosofe che




ruotavano intorno a Husserl, lui stesso ebreo convertito,




e si richiamavano alla fenomenologia: da Adolf Reinach a




Max Scheler, da Edith Stein a Hedwig Conrad Martius.




Com’è noto il cammino di Stein, che l’aveva portata nella




clausura di un convento di carmelitane, una piccola gabbia,




nella grande gabbia che era diventata per gli ebrei la




Germania, finì ad Auschwitz, e il suo ultimo viaggio,




come ha scritto Günther Anders, «fu ancora più straziante




di quello degli altri, delle migliaia di esseri umani




con cui si avviò ai forni crematori, perché lei […] interpretò,




seduta fra loro, la parte della suora carmelitana in




una sorta di festa in costume».217




Non c’era posto nel Reich per gli ebrei convertiti che,




pur essendo cristiani, non sarebbero mai divenuti tedeschi.




L’assimilazione appariva provocatoria. Nel far leva




sulla proverbiale abilità "ebraica" di mimetizzarsi, gli




ebrei assimilati erano il nemico invisibile. Erano, anzi,




«uno stato nello stato».218




Il paradigma antisemita, che prevale in tale contesto,




non è quello dell’ebreo chiamato a testimoniare la verità




cristiana, bensì è quello raffigurato da Ester, la regina di




cui la storia del mondo non sa nulla, ma la cui Meghillà è




ben più realistica di molti altri racconti biblici. Il popolo




ebraico è accusato di vivere separato, seguendo proprie




leggi. Si pensa di risolvere la questione annientandolo in




un sol giorno. Ester, un’ebrea assimilata, svela la sua




identità e salva il suo popolo. Riferimento per i marrani,




rappresenta l’estraneità, oscura e infida, ostile e minacciosa,




da cui è lecito difendersi preventivamente annientandola.




A questo paradigma, più decisamente politico,




attingono le moderne teorie del complotto.




Occorre tuttavia sottolineare che, nell’antisemitismo




nazista, anche là dove sembrano prevalere le categorie




la questione dell’essere e la questione ebraica 143




politiche, continuano ad affiorare antichi stereotipi teologici.




A ben guardare si coagula proprio nel sangue




un’accusa secolare che scuote l’ebraismo tedesco.219 Diabolicamente




astuto, abile nel mescolarsi, per ansia di




potere, tra i popoli "civili", il popolo ebraico sarebbe




rimasto crudamente selvaggio. Si spiega così la sete di




sangue cristiano, usato per impastare le azzime durante le




feste pasquali. L’accusa è, dunque, di vampirismo e




«omicidio rituale».220 L’ebreo è il succhiatore di sangue,




il vampiro per eccellenza – e da qui scaturisce il «vampirismo




economico». L’usuraio ebreo succhia il sangue ai




cristiani, così come i rabbini uccidono il bambino per fare




uso rituale del suo sangue.




È stato Heinrich Heine, nel breve racconto Il rabbi di




Bacherach, a descrivere la scena mitologica dell’omicidio




rituale: due cristiani nascondono il cadavere di un bambino




sotto il tavolo degli ebrei, durante la celebrazione di




Pesach, per accusarli di vampirismo; il rabbi se ne accorge




e fugge in salvo con la moglie Sara. Mentre smaschera il




crimine e, a sua volta, denuncia la condizione degli ebrei




miserabili nei ghetti, vampirizzati dai cristiani, Heine




canta il sogno infranto di Sara, alla quale «sembrava che




il Reno mormorasse le melodie della Haggadah».221 Ma




anche Heine deve risvegliarsi, perché il suo disperato tentativo




di essere insieme ebreo e tedesco è condannato al




fallimento. Si converte, per poi tornare all’ebraismo alla




fine della vita, e sceglie l’esilio a Parigi. «La Germania –




scrive Nietzsche – ha prodotto un solo poeta, oltre




Goethe: Heinrich Heine – e per di più ebreo…».222 Heidegger




commenta: «questa parola [Jude, ebreo] getta una




strana luce sul poeta Goethe – Heine, "il" poeta della




Germania».223




Dietro l’accusa del sangue trapela la maledizione del




deicidio, contenuta nel frainteso versetto di Matteo «il




suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».224 Dopo




essersi macchiati del sangue di Cristo, gli ebrei conti-




144 capitolo terzo




nuano a far scorrere sangue cristiano; ad essere sacrificato




è un Gesù bambino anziché adulto. Popolo carnale,




che non sa leggere il senso spirituale e non sa riconoscere




il messia, pur vedendone ovunque le prove, pensa di




poter accedere alla salvezza e all’aldilà, non con l’acqua




del battesimo, ma attraverso il sangue dell’eucarestia, il




cui rito viene orrendamente dissacrato nell’omicidio




rituale. Così uccidono un cristiano e lo vampirizzano




immaginando di poter conciliare la religione di Mosè con




quella di Gesù, in un mescolamento dove tutto è contaminato,




azzime e ostie, vino e sangue.




Insieme all’idea di un "Cristo ariano", l’ossessione di




un sangue "puro" riemerge nei culti del nazionalsocialismo.




È l’eugenetica a far leva sul concetto di «plasma




degli avi», propagandato dalla fede völkisch, per affermare




i nuovi modelli della biologa razziale, non viceversa.




225 Nel Blutmythos confluisce la transustanziazione:




il corpo eucaristico del popolo è al contempo carne, vulnerabile




e mortale, del guerriero-martire, e sangue, fluido




divino, per origine, che materializza la consustanzialità




tra Dio e il popolo tedesco, il nuovo popolo eletto. Solo se




il sangue resta incontaminato, il Volk può varcare la




soglia dell’eternità ed essere «Volk im Werden», popolo




in divenire. Fra i «cristiani tedeschi», più moderati, e i




Deutschgläubige, i fautori di un neopaganesimo germanico,




sono soprattutto questi ultimi a insistere sulla




purezza del sangue. Scrive Rosenberg: «oggi si ridesta




una nuova fede: la fede del sangue […]; il sangue nordico




rappresenta quel mistero che ha sostituito e superato i




vecchi sacramenti».226 Il popolo è «comunità di vivi e




morti» legati dal sangue che, sempre lo stesso, torna a




scorrere in coloro che vivono e che, perciò, devono dedizione




ai morti. Emblema dell’eterno ritorno dell’uguale,




il sangue che circola non appartiene al singolo, ma solo




alla comunità, in grado di dischiudere il terzo Regno, soggiorno




terreno e ultraterreno del Deutschtum. E il Reich




la questione dell’essere e la questione ebraica 145




può essere «millenario», solo se il deutsches Blut, il sangue




tedesco, si conserva inalterato. Il fine non è la selezione




in vista dell’oltreuomo, ma l’originaria purezza il cui




auspicato ritorno, dal passato mitico, è fonte di eternità.




Di questo ritorno è simbolo la croce uncinata, la svastica




di salvezza, rovesciata intorno al suo asse di rotazione per




indicare la rigenerazione incessante di una razza votata




all’immortalità.




La Germania, ariana e endogama, si assicura una




discendenza da se stessa facendo indietreggiare, con le




«nozze del cadavere», la frontiera tra la vita e la morte,




per non rinunciare a nessuna goccia del suo sangue.227 Al




lutto per i figli non generati durante la guerra si aggiunge




il destino tragico dell’eroe caduto nel freddo nulla dell’inferno




nordico. Che ne è di quei morti il cui sangue bagna




a fiotti la terra nemica, lo spazio vitale dell’est che




avrebbe dovuto essere germanizzato? Le loro anime,




coperte da elmetti di acciaio, si innalzano sulla steppa glaciale




e incitano i loro camerati a proseguire la guerra contro




le orde giudeo-bolsceviche. Così li ritrae l’iconografia




dell’epoca, mentre gridano ovunque: «vi precediamo».




Se a sopravvivere sono i peggiori, quelli inferiori e indegni




di combattere, a cadere sono invece i «migliori», il




sangue più prezioso della Germania, versato per la vittoria




finale. «A noi – scrive Heidegger nel 1941 – non resta




che sacrificare il miglior sangue dei migliori [das beste Blut




der Besten] del nostro popolo».228




16. «Il mio "attacco" a Husserl»




I funerali di Husserl, il fenomenologo ebreo, convertito




al cristianesimo e devoto alla patria tedesca, per la cui




terra la famiglia aveva versato un grande tributo di sangue,




si svolsero a Friburgo il 29 aprile 1938.

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