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Il delirio testimonia un’alienità fra altezza della rivelazione e
capacità recettive della persona, uno squilibrio fra verità psichica ed
espressione di questa nel mondo. Ma la «tempesta emotiva» che precede il
delirio è uno stato dell’anima non dissimile dall’estasi della
creazione artistica o dall’intuizione della scoperta scientifica.
Soltanto dopo, quando estasi e intuizione lasciano spazio
all’organizzazione di un senso, sopravviene la fissazione del delirio in
una trama formale di coincidenze ed eventi – trama che, se non fosse
per la diversità dei contenuti, non sarebbe troppo lontana, formalmente,
dalla struttura dei sistemi filosofici e scientifici. «Qual è la
differenza fra superstizione e paranoia da una parte, e scienza
dall’altra, se indicano entrambe una propensione compulsiva a
interpretare i segni aleatori per attribuire loro un senso, una
necessità, una destinazione?» (Derrida). La conoscenza dell’identico e
l’ambizione della differenza sono le due forme di pensiero in cui l’io
delirante e l’io scientifico si affrontano, il primo accentuando i
poteri magici dell’identificazione proiettiva, il secondo ampliando il
senso dell’identificazione con la collettività. Ma entrambi tendono a
offrire un sistema, una determinazione di senso. «Non gettatemi di nuovo
in questo dubbio pauroso! Lasciatemi e io vivrò per tutta la vita in
una bella pazzia. Mi si dia una possibilità. È la più grande esperienza
che io abbia, dopotutto». Le parole pronunciate da questo paziente ci
dicono che la ‘rivelazione’ delle coincidenze, la scoperta di una trama
che consegni la ‘confusione’ delirante a una certa chiave del mondo, la
negazione del dubbio come vertigine inaccettabile, corrispondono in
qualche modo alla fase di eureka, di ‘malattia creativa’, di Gestaltswitch
dello scienziato, che mette a punto le sue scoperte e fissa in un
ordine nuovo le analogie dell’intuizione. «Forse posso illustrare nel
modo migliore ciò che ho sperimentato attraverso un’analogia: quella del
tentativo di un’ascesa al picco fondamentale ancora sconosciuto della
teoria atomica. E ora che il picco è proprio davanti a me, l’intero
territorio dei rapporti interni nella teoria atomica è chiaramente
disteso dinanzi ai miei occhi» (Heisenberg).

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